Tutto quello che non c'è su Internet - Singola | Storie di scenari e orizzonti

Tutto quello che non c'è su Internet

Provate a googlare il primo libro che avete letto nella vostra vita. Riuscite a trovarlo?

Filippo Rosso

(1980), è autore del primo e forse ultimo ipertesto narrativo italiano, s000t000d (2002). Ha scritto testi e articoli su diverse riviste. Nel 2020 ha fondato Singola, di cui è caporedattore. Vive e lavora a Berlino.

In un interessante articolo della BBC leggo che dei 7000 dialetti e lingue che vengono parlati nel mondo, solo il 7% (circa 500) si riflette nel materiale online pubblicato. La stragrande maggioranza delle lingue, alcune delle quali con milioni di parlanti, non hanno pagine online che le rappresentino. La stima proviene da Whose Knowledge, una no-profit inglese che organizza incontri principalmente sul digital divide ed è promotrice di una campagna intitolata "decolonizzare Internet".

Un esempio rilevante è la stessa Wikipedia, che ha fornito una stima sulla provenienza dei suoi contenuti, e quindi sulla "rappresentazione demografica" delle sue informazioni: l'80% delle voci dell'enciclopedia è scritto da persone europee e nord americane, indicativamente il 20% degli utenti mondiali di internet (di questa sparuta minoranza, poi, solamente il 10% sono donne).  

Un adesivo trovato in un parco a Berlino

Un adesivo trovato in un parco a Berlino

Ma se questo succede alle lingue, quante sono le cose che non sono su Internet? Facciamo il solito esperimento mentale dell'extraterreste che viene a spiare l'umanità: stavolta, il modo che ha scelto per farsi un'idea del nostro pianeta è connettersi a Internet: quale sarebbe la quantità di informazione che riuscirebbe ad estrapolare, da tutta la massa informe, rumorosa, abbondantissima, prodotta finora dall'umanità? 

Al tempo della sua fondazione, nel 300 AC, la biblioteca di Alessandria custodiva un milione di testi, che rappresentavano piú o meno il 70% delle opere scritte in circolazione nel mondo conosciuto. Gli amanuensi del 21esimo secolo, come gli ingegneri di Google Books e compagnia, hanno scannerizzato solo una parte ridotta dei libri in circolazione, 40 milioni su 130, meno di un terzo.   
Provate a cercare su Amazon il primo libro che avete letto da bambini, nell'edizione illustrata che avevate trovato nello scaffale della vostra scuola elementare: lo trovereste?
E che risultato otterreste se cercaste la fanzine che pubblicavate a scuola e che andando via di casa avete perduto? O un libro che tanti anni fa avevate trovato su una bancarella di un mercatino, in villeggiatura, e che allora non avevate comprato?

La Bibliotheca Alexandrina, oggi

La Bibliotheca Alexandrina, oggi

Prima di morire negli anni '90, in un lampo di lucidità pescato da chissà quale anfratto della mente, il mio bisnonno si era ricordato del luogo in cui era nato. Era una località spersa nella campagna umbra, in provincia di Perugia. Si chiamava Corposodo. Nessuno l'aveva mai sentito, neppure suo figlio, mio nonno, né altri parenti. All'epoca, vista la situazione, avevamo pensato che se lo fosse sognato. 

L'ho ricercato questi giorni su Internet e con mio stupore ho scoperto che Google Maps riconosce una strada sterrata, proprio nel paese di famiglia, con quel nome. Corposodo esiste! Ma che fine hanno fatto i ricordi di mio nonno, i suoi fratelli, e la casa in cui era nato? E i sentieri che lui e gli altri bambini chiamavano con i loro nomignoli di fantasia, e tutte le parole che i vecchi contadini usavano per designare quella collinetta, quell'albero? Questo non c'è nessun sito Internet che me lo potrà dire.

Molti romani come me conoscono il progetto magnifico che é Roma Sparita, in cui è possibile vedere come era l'Urbe prima di ogni giro di boa, di ogni demolizione e riassestamento. Quanta parte di mondo è sparita e sparisce senza venire documentata? E quante fotografie ci sono, magari conservate nella sagrestia di una chiesa, o dimenticate tra le pagine dei libri, che restano invisibili? Quelli di Google Books dovrebbero lanciare un progetto parallelo (e non mi stupirei se lo facessero), una piccola spin-off senza scopo di lucro che salva e documenta ciò che viene ritrovato nei volumi durante la scannerizzazione. Perché l'intimità non ha diritto a essere documentata?

Roma Sparita

Roma Sparita

Torniamo ai paradossi moderni di Calvino e di Borges, la tentazione, vertiginosa, di costruire una mappa grande come il mondo. È una delle utopie primarie di Internet: è l'enciclopedismo, l'onnivoracitá, il potenzialmente tutto. Costruire una Rete grande come il pensiero umano, sostituibile ad esso, un substrato calzante: ma per fare questo, ogni persona letterata dovrebbe passare metà della sua vita a trascrivere online la propria Recherche, e l'altra metà a compilare quella di analfabeti, bambini, gente senza senno, e forse addirittura quella degli oggetti inanimati.

E il problema è che oltre ai prodotti umani, spesso, mi capita di notare che su Internet non c'è traccia neppure degli umani stessi. Non dico le generazioni stratificatesi e sommerse nei secoli di storia, parlo di gente in vita. Persone conosciute e mai piú riviste, quasi tutti gli anziani, chi non ha accesso alla Rete, chi non vuole avere accesso: ciò accadrebbe anche se i servizi che si occupano di ricerche genealogiche facessero l'equivalente di ciò che Google fa con i libri (o Spotify con la musica), andando a rastrellare i registri battesimali di ogni chiesa, di ogni villaggio. Resterebbero molti assenti, i sans-papier della digitalizzazione.

L'ultimo guardiano di una minuscola isola sarda, Budelli, vicino alla Maddalena, ha rilasciato interviste, si è fatto fotografare e filmare. Si chiama Mauro Morandi, sappiamo il suo nome, sappiamo come è fatto, conosciamo la sua voce, le sue passioni, le sue preoccupazioni. Della sua vita si sono occupati i giornalisti che ne hanno scritto articoli e inchieste, sono state pubblicate pagine online. Ma per un Morandi, quanti custodi di altre isole minuscole (e quanti scogli o affioramenti di terre oceaniche, frutti estemporanei di una zaffata vulcanica, poi ricoperti dalle acque senza aver avuto un nome) termineranno la loro vita senza che la loro testimonianza finisca in Rete?  

Mauro Morandi

Mauro Morandi

La "verità" su Ustica o su Emanuela Orlandi é raccontata per filo e per segno, senza sbavature, online? Esiste un sito da linkare?
Se si tratta di testimoniare, esistono opere di documentazione rigorose e impressionanti, di chi continua a compilare liste di gente scomparsa, di desaparecidos, di gente inghiottita viva in mare, senza nome, in un giorno non meglio specificato, in un punto non preciso della traversata. Ma a oggi la costruzione della Rete, l'opera delle formiche umane, è appena agli inizi.

È più quello che manca di quello che c'è. Mancano i ricordi, mancano gli odori (ancora, almeno), manca un'enorme mole di registrazioni ambientali, umorali, metereologiche, mancano l'oralità e il pensiero, i segreti privati e un'altra infinitá della materia oscura della storia umana, è la storia della storia perdersi nelle sue voragini, nella sua caoticità.
La galassia Internet, tra le innumevoli forme create a supporto della memoria, è la più avanzata ed estesa ma non per questo la più profonda.

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Filippo Rosso

(1980), è autore del primo e forse ultimo ipertesto narrativo italiano, s000t000d (2002). Ha scritto testi e articoli su diverse riviste. Nel 2020 ha fondato Singola, di cui è caporedattore. Vive e lavora a Berlino.

Pubblicato:
18-04-2020
Ultima modifica:
11-10-2020
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