Per il sesso che verrà
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La narrazione delle relazioni sessuali e sentimentali da un sincero punto di vista femminile è alla base della letteratura del #metoo: un'analisi del fenomeno intorno al concetto di consenso.
In questo classico del videogioco le riflessioni sullo spiritualismo passano con prepotenza per i desideri e i piaceri della carne. Un'analisi alla luce dell'imminente revival della serie.
Contro ogni aspettativa, seppure da tempo se ne parlasse sotto forma di voci di corridoio, Silent Hill sta rinascendo. Konami, casa distributrice della serie, ha tenuto lo scorzo 19 ottobre un evento live dove ha annunciato non solamente il remake del secondo capitolo ma pure nuovi titoli. Dunque, cogliendo ciò che a tutti gli effetti possiamo definire un revival della saga, oggi mi piacerebbe discutere del terzo capitolo della serie. Questa terza iterazione, per certi versi conclusiva, abbandona l'horror psicologico che caratterizzava il secondo capitolo ed inscena un orrore a dir poco impudico.
Come sostenuto da Akira Yamaoka – direttore delle musiche e del sonoro dei giochi – in alcune interviste, se con Silent Hill 2 si tentava di dare un ruolo centrale al silenzio, regalando un'atmosfera quietamente avvolgente il giocatore, con la terza parte volevano un sonoro impattante che potesse squassare la tenuta emotiva delle persone.
Silent Hill 3 tenta di creare una fortissima tensione, e non ha alcuna vergogna a mostrare quanto possa essere inquietante l'umano. L'orrore svergognato del gioco non si mostra solamente a livello di suoni, ma si presenta anche nel design dei nemici: per i mostri del terzo capitolo si è prediletto uno stile grottesco e che comunicasse l'impotenza della protagonista. In questo modo, si fronteggeranno delle situazioni altamente perturbanti, complice anche la difficoltà del gioco generalmente tarata verso l'alto.
Notoriamente, Silent Hill 3 è interpretato come un'opera dalla tematica religiosa, specie perché narrativamente legato al primo capitolo della serie, il quale certamente non faceva segreto delle sue ispirazioni teologiche. Malgrado ciò, credo sia un errore quello di categorizzare così strettamente il terzo episodio della serie perché in questo modo si rischia di ridurlo ad un'etichetta che non rappresenta la complessità che, invece, descrive il videogioco. Che la terza parte di Silent Hill abbia una convinta tensione alla critica religiosa – o meglio, dei fanatismi religiosi – è indubitabile, ma in mezzo si incastrano delle tematiche altrettanto importanti che tenterò, nel corso di queste righe, di descrivere.
Prima, credo possa servire riportare una sinossi della trama. Nel corso del gioco, impersoneremo Heather, la figlia del protagonista del primo Silent Hill, Harry Mason. Dopo aver scoperto l'assassinio del padre da parte della stessa setta che nel primo capitolo abbiamo combattuto, Heather vorrà vendetta, e per questo si recherà a Silent Hill. Proseguendo nella sua avventura, Heather scoprirà la sua vera identità e conoscerà la verità dietro le motivazioni della setta. Heather infine riuscirà ad ottenere la sua vendetta non solo uccidendo Claudia, colei che ha ordito l'assassinio di suo padre Harry, ma anche sopprimendo il Dio che la setta avrebbe voluto resuscitare. La scena che prelude al finale è di una potenza disarmante, la mia scrittura non potrebbe mai renderle giustizia: Heather, dopo aver ucciso Claudia ed aver quindi ottenuto la sua vendetta, si rende conto di non aver guadagnato nulla. Cadendo sulle ginocchia, scoppia in un pianto isterico chiamando il padre, forse anche per il fardello di aver ucciso a sua volta. Il gioco vuole rappresentare un simbolo come questo: Claudia ed Heather non sono diverse, e la prima in nome di Dio, la seconda in nome del Dio che è per sé stessa, si sono macchiate del medesimo peccato, l'assassinio, per soddisfare un loro desiderio.
"Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa su nulla, su null'altro che sé stessi. Allo stesso modo io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro, che sono il mio tutto, io che sono l'unico" (M. Stirner, L'unico e la sua proprietà, Adelphi, Milano, 1979, p.13).
Heather e Claudia rappresentano due modalità opposte dell'umano: l'una è assuefatta dalla mondanità, desiderando vendetta, l'altra è invece dedita alla spiritualità, il cui fine è la trascendenza nel Paradiso. Silent Hill 3 richiama a questa dicotomia che, tra le altre cose, ha pure caratterizzato la storia della nostra cultura. Come esempio emblematico, mi viene in mente Petrarca il quale, pure fortemente religioso, amava con carnalità Laura, e questa spaccatura è presente in moltissimi suoi componimenti poetici. L'umanità è fondamentalmente spaccata tra una corporeità pesante ed una spiritualità leggera e, sotto un certo punto di vista, la nostra storia è un continuo tentativo di controbilanciamento dei due poli.
Nelle interpretazioni più diffuse dell'opera si evidenzia la spiritualità tralasciando un'altra caratteristica che ritengo essere importante: la corporeità. Le filosofie contemporanee sono sostanzialmente d'accordo nel ritenere l'attualità il momento della solidificazione del corpo: a fronte di epoche che centralizzavano lo spirito, condannando tutto quanto riguardasse il materiale, il contemporaneo non solamente riabilita il corpo ma lo rende preponderante. L'uomo della globalizzazione esibisce il suo corpo, lo percepisce quasi come oggetto di contemplazione, complici anche gli ormai pervasivi mezzi social che lo diffondono con immediatezza. Alla liquidità delle coscienze denunciata da Z. Bauman, si affianca un addensamento della materia che parla la lingua della spettacolarizzazione.
Silent Hill 3 narra di questa riabilitazione della materia, e lo fa servendosi del polo opposto, quello della spiritualità per l'appunto. Attraverso una narrazione ben infarcita di misticismo, teologia e religiosità, il gioco espone il corpo, rappresentandolo non solo attraverso il grottesco delle situazioni ma anche con la cattiveria dei dialoghi. Ad esempio, la fede dogmatica di Claudia si costruisce su basi decisamente corporee: in una scena con Padre Vincent, si viene a conoscenza di come Claudia abbia subìto delle violenze da parte del padre e che, per questo, necessita di Dio. Padre Vincent allora, senza mezzi termini, le dice come «Quel che chiami "fede" è solo il bisogno d'amore di una bambina. Ecco perché sei così sola».
Una delle teorie antropologiche più accreditate per il sentimento religioso sostiene che l'umano si culli nel metafisico quando la realtà concreta non gli prospetta alcuna speranza. Queste sono le motivazioni effettive di Claudia: vittima di abuso domestico, ha abbandonato le sue speranze a Dio, ed ora la fede è tutto quanto le sia rimasto. È doveroso, quindi, domandarsi circa la natura di questa fede, che rischia di ridursi ad un bisogno religiosamente indirizzato perché venga attenuata una sofferenza. Il gioco ci lancia questo interrogativo con insistenza.
La chiave di lettura che voglio sostenere, quindi, prende piede dal sentiero finora tracciato: la spiritualità di Claudia ha una derivazione strettamente corporea, ed il religioso proposto dal gioco è una forma di fanatismo che deriva da una mancanza d'affetto incolmabile. Il mondo proposto da Silent Hill 3, specialmente quello dell'Otherworld – da sempre rappresentazione del contenuto psichico di un soggetto specifico –, è conturbante nella sua palpabilità. Diversamente dal passato, dove la realtà veniva sintetizzata ad un simbolo da interpretare, in Silent Hill 3 troviamo un ambiente chiassoso. Silent Hill 3 è violento, impudente nell'orrore di cui parla. Ancora, la sua truculenza non deriva da fattori di intrattenimento, ma scaturisce dall'intenzione degli autori di comunicare quanto destabilizzante possa essere la forma dell'umano.
Il personaggio che maggiormente espone il dilemma del corpo è Padre Vincent. Seppure faccia parte della setta che Heather combatte e creda quindi nello stesso Dio di Claudia ed addirittura ne sia un profeta, ha una visione particolare del religioso. Padre Vincent è forse il personaggio più interessante di tutta la terza parte di Silent Hill perché, seppure vicino a Claudia, dimostra una dicotomia sostanziale nel concetto di religiosità. Se Claudia ritiene che la salvezza derivi da una trascendenza del corpo e da una purificazione dell'anima nel Paradiso, Padre Vincent, conoscendo – come dice – i piaceri del corpo, crede che la felicità debba essere raggiunta nel mondo terreno.
Il Dio di Padre Vincent è una divinità che permette il piacere, e concepisce la soddisfazione dei propri desideri quando si ha ancora un corpo che possa goderli. Il divino in cui crede Padre Vincent accetta il materiale suggerendo una corporeità la cui soddisfazione non solamente è concessa ma quasi preferibile. Il corpo, pertanto, tende a sovraccaricarsi di tutti quei valori che, per Claudia, sono invece prerogativa di un'anima purificata dalla separazione dal materiale. La corporeità, da cosa feticcia e pure eretica, diventa fondamentale nella religiosità, ed anzi è sacra a sua volta.
A pensarci bene, la dinamica della spiritualità è solamente, in Silent Hill 3, uno sfondo sulla cui base costruire una riflessione sul corpo. Anche Claudia espone quali siano i suoi piaceri, e su cosa si basi la sua visione: annullamento dell'invecchiamento, assenza di dolore, ed eradicazione delle malattie. In altre parole, Claudia vuole svuotare il corpo della sua proprietà fondamentale: la sensibilità. Com'è noto, il corpo è una struttura materiale capace di percepire la realtà grazie ai sensi, e sono proprio questi a permettergli quella che, in filosofia, definiamo esperienza. L'esperienza è la possibilità di un corpo di farsi-nel-mondo: mediante l'ausilio dei suoi sensi, apre un varco per la realtà e la attraversa.
Per Claudia, il corpo è fonte di peccato, e non solamente per quei piaceri che la morale religiosa tende a disapprovare, come ad esempio la lussuria, ma anche perché è stato proprio a causa delle sensazioni del suo corpo che ha potuto soffrire gli abusi del padre. Il padre ha potuto abusare di lei perché aveva un corpo che poteva attraversarla e toccarla. Claudia ha paura del contatto tra corpi, ha timore della realtà di cui fa esperienza e, avendone sofferto, crede che la sublimazione delle anime sia il massimo auspicio. Perciò ricorre a Dio, unica figura davvero in grado di poterle dare una visione migliore del mondo.
Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente un episodio alquanto celebre de I fratelli Karamazov di F. Dostoevskij nel quale si interroga Dio della sua assenza a fronte del male nel mondo. La questione del male è da sempre un cavillo difficile da risolvere nell'ambito della teologia. Com'è possibile che un Dio buono permetta il male nel mondo? Nell'episodio di cui parlo, Dostoevskij racconta di una bambina maltrattata dai genitori, picchiata e lasciata – citando – in una latrina, costretta a mangiare le sue stesse feci (cfr. F. Dostoevskij, cit., Garzanti, Milano, 1999, I, pp.335-341). In un mondo che permette questi eventi, si può davvero credere nella presenza di un Dio buono?
Rispetto a questa domanda, Claudia arriva alla conclusione che partecipare alla bontà di Dio è possibile attraverso l'elevazione dell'anima a discapito della mondanità del corpo. Il male è permesso proprio in quanto c'è un corpo a poterlo soffrire: è la soddisfazione del corpo a rendere desiderabili i piaceri del peccato, pertanto, togliendo il corpo, sarebbe secondo lei possibile anche eliminare il male. Il corpo l'ha resa abusabile, ha reso possibile il peccato, perciò è il corpo la condanna dell'essere umano.
Heather in questa opposizione di pensiero tra Padre Vincent e Claudia si posiziona nel più completo disinteresse, vedendo come importante solo il suo obiettivo di vendetta. Per questo, seppure non lo reputi davvero affidabile, Heather si fiderà di Padre Vincent che, in realtà, la userà solamente perché possa fermare i piani di Claudia. Come già detto, Heather riuscirà a vendicarsi di Claudia – la quale avrà nel frattempo anche ucciso Padre Vincent –, ma si renderà conto che il suo desiderio non le abbia ricavato alcun giovamento: l'assenza del padre è ancora cocente, ed ora grava sulle sue spalle pure il peso di aver ucciso.
La stessa protagonista di Silent Hill 3 non è un personaggio carico di valori positivi, essendo animata solamente dalle sue intenzioni vendicative. Per lei non esiste alcuna divinità, o meglio, lei sceglie una sorta di terza possibilità tra le due di Padre Vincent e Claudia: lei è per sé stessa l'unico giudice delle sue azioni, e se ne prende la responsabilità anche se, come si vede nel finale, questo la sovrasta.
Silent Hill 3 non chiude queste riflessioni, lasciando al giocatore le considerazioni finali sull'avventura e sulle azioni commesse. I personaggi, comunque sia, vengono chiusi: Claudia muore per mano di Heather, la resurrezione di Dio è fermata, e Padre Vincent viene eliminato da Claudia. Ogni personaggio, fattualmente, esaurisce tutto quanto avesse da dire, non concludendo, però, le questioni che intavola. È qui che subentra il giocatore come ulteriore protagonista della storia: i temi affrontati, richiamati costantemente nella realtà quotidiana, richiedono una riflessione profonda, ed è la persona fuori dall'ambito del gioco che deve ora farsi strada con le considerazioni addotte.
Silent Hill 3 è un'opera davvero mastodontica, una di quelle che verrebbe definita di autore. Ed effettivamente, è un'opera con una forte impronta autoriale: il Team Silent, lo sviluppatore dietro il titolo, conclude i suoi lavori alla serie con questo terzo capitolo. Seppure al quarto capitolo ci lavori lo stesso team di sviluppo, l'organico dei suoi membri è quasi completamente diverso, e tutti gli autori fondamentali avevano già cambiato sede. Nonostante questo, il quarto capitolo, seppure con tutte le sue diversità, parla di questioni comunque interessanti. Ma questa è un'altra storia che, certamente, merita di essere raccontata.