Una storia di abissi luminosi - Singola | Storie di scenari e orizzonti
Sciamano
Sciamano | Copyright: Bondesgaarde / Flickr

Una storia di abissi luminosi

Nell'ultimo saggio di Angelo Tonelli, edito da Feltrinelli, si rimettono al centro le origini sciamaniche e psichiche della filosofia, contro la deriva speculativa. Una recensione.

Sciamano | Copyright: Bondesgaarde / Flickr
Alessandro Mazzi

è filosofo, editor e traduttore editoriale. Scrive per diverse testate. Ha pubblicato racconti in TINA. Storie della grande estinzione (Aguaplano, 2020) e sulla rivista Axolotl. Ha tradotto Più brillante del sole (Not, 2021). Si occupa di filosofie orientali, immaginario, studi sul sacro, antropologia, religioni, mitologia e spiritualità.

Voglio esser poeta, e lavoro a rendermi veggente

Arthur Rimbaud

 

La storia è storia di sciamani. Negli abissi luminosi Angelo Tonelli sancisce un punto d’arrivo nella sua monumentale opera di risanamento della Sapienza antica. Da sempre erede delle ricerche di Giorgio Colli, Tonelli riafferma lo spirito ieratico della filosofia, di contro alle sue derive moderne. In quest’ultimo libro rischiara la luce iniziatica che caratterizza il cuore della filosofia, concentrandosi sull’area greca e ampliando le connessioni ormai note tra l’Egitto, la Magna Grecia, il Vicino Oriente e l’Asia orientale. Fin dal principio, la filosofia non è mai stata una ricerca intellettuale o un’indagine sul mondo, ma una pratica estatica di matrice sciamanica che coinvolge l’essenza più profonda e divina della psiche, muovendosi su più piani di realtà fra microcosmi e macrocosmi. 

Della filosofia fanno parte la musica e la catarsi, i Misteri eleusini, la Sibilla cumana e la Pizia di Delfi, le danze delle Baccanti e dei Coribanti, l’omofagia furente delle Menadi, i culti di Dioniso e Apollo, gli iatromanti iperborei, nonché l’azione diffusa di guaritori, sacerdoti, re sciamani ed eroi. Maestri e apprendisti viaggiavano per il mediterraneo e l’Eurasia trasmettendo conoscenze iniziatiche per relazionarsi con le dimensioni sottili, interpretare i segni degli dèi e incontrarli, portando con sé la loro conoscenza magica, lo spirito del dio che incarnavano e le pelli degli animali totemici con cui spesso venivano identificati già in vita. In tutte le fonti antiche filosofi quali Parmenide, Pitagora, Empedocle, Eraclito, Socrate e Platone parlano attraverso visioni esperite direttamente adoperando un linguaggio poetico e lirico, spesso ermetico e onirico, che è il solo a poter trasmettere la verità dei mondi immaginali a cui erano stati iniziati.

Tra donne e uomini di profezia, taumaturghi, oracoli, da Abaris ad Aristea fino a Cassandra e Zalmoxis, Tonelli raccoglie le testimonianze scritte a noi pervenute, commentandole con ampi rimandi soprattutto alle tradizioni orientali e africane. Il mondo antico risulta un tuttuno di crocevia legati dalla trasmissione delle arti divinatorie e dalle danze degli sciamani divinizzati. In questo senso, la parola “filosofia” non va presa come un termine unico per indicare un ramo del sapere, ma va considerata la denominazione in lingua greca di uno stato di trance, l’equivalente di pratiche ancora presenti oggi tra le civiltà del mondo. Basti riferirsi all’evocativo Il dio che danza di Paolo Pecere per avere un panorama di come ritualità, religioni e folklore tra Sud Italia, India, Africa e Americhe abbiano preservato l’origine sciamanica delle culture, con l’urgenza di mantenere queste pratiche vive per i nuovi sciamani che ancora oggi nascono.

Un errore tipico della prospettiva accademica è stato quello di concettualizzare la filosofia antica al di fuori della sfera spirituale e tradizionale di cui è parte organica. Rimuovendo il significato esoterico per preferire l’essoterico, in occidente per Tonelli si è stati vittime di una progressiva «castrazione antropologica dell’umanità, vale a dire all’amputazione del centro più profondo degli individui che li connette all’armonia segreta del cosmo». Non solo storicamente la figura dello sciamano è stata isolata in un modello a sé stante da una certa antropologia culturale, ma il classico ordinamento storico della filosofia, ruotando attorno la famosa etichetta di presocratici, ha perpetuato un’idea progressista di filosofia basata sulla facoltà razionale.

A questa posizione, riprende Roberto Baldini nel suo libro La strada dai molti canti. Filosofia e sciamanesimo greco d’accordo con Tonelli, ha famosamente contribuito l’impostazione storica di Hegel nelle sue Lezioni, per cui lo sviluppo della coscienza nasce in Grecia come fenomeno razionale esclusivo rispetto alle altre civiltà. Viceversa, per Baldini «ciò che noi chiamiamo pensiero filosofico è una tensione umana universale, che si manifesta in modi diversi ma analoghi in ogni tempo e in ogni luogo e che quindi sia proprio nello studiarne i rapporti e le analogie con forme sapienziali differenti che possiamo indagarne in profondità la ricchezza». La filosofia si muove aldilà di spazio e tempo, come dice Tonelli si apre a uno spazio metaspaziotemporale che conduce oltre la soglia del conscio. Riprendere la filosofia in quanto estasi vuol dire ricostituire l’insieme originario a cui partecipa, non come momento a sé stante conchiuso in un eterno slancio erotico senza risoluzione, ma una fiamma partecipe di un ciclo ritmato da manìe, cioè aperture frenetiche del singolo alla coscienza oceanica del Tutto, in cui l’essenza individuale spalanca le porte della percezione alle forze collettive trascendenti del puro sacro.

Anche qui Tonelli sfoggia un’accurata ricerca filologica di tutta la sfera del sacro antico. La philo-sophia, lo slancio infuocato verso la Sapienza, erompe da un percorso mistico che comincia nello thauma, non meraviglia nel senso di stupore o curiosità, ma rivelazione terribile e maestosa dell’Assoluto, in cui il mondo e l’essere stesso cessano di esistere mentre la presenza del singolo viene abbagliata dalla nudità del reale. Nasce quella che Eschilo chiamò nella sua tragedia Agamennone il pàthei máthos, “patendo conoscere”, cioè il trasporto angosciante e spaesante che conduce alla consapevolezza e alla saggezza.

Da questa prima irruzione del trascendente nella coscienza individuale comincia il viaggio sciamanico, muovendosi verso i mondi celesti nell’anabasi, scendendo nei mondi inferi o nelle incubazioni rituali nelle grotte della catabasi, coltivando la concentrazione ascetico-yogica sulla propria presenza nella sophrosýne e rievocando le visioni oniriche e i vissuti immaginali degli altri piani di realtà nell’anamnesi. Da questo insieme di pratiche matura, lasciandosi guidare dagli spiriti e dagli dèi, la consapevolezza-conoscenza, il máthos

I filosofi in Tonelli sono filosofi sovrumani, lo sono sempre stati. L’espressione ricalca il famoso libro di Colli con cui lo studioso chiarifica l’oltreuomo nietzschiano. Significa che i filosofi sono tali solo quando risvegliano la loro partecipazione ad una natura divina, realizzano essi stessi di essere dèi incarnati, veggenti in corpi di luce. Invece di essere divisi tra il partecipare al mondo e l’abbandonarlo, i filosofi «trovano la loro via di espressione nel rivolgersi all’universo e nel dire le loro verità non parlando in modo immediato delle loro intuizioni, ma servendosi di simboli cosmici che tutti hanno davanti agli occhi». L’estasi di Parmenide che viene condotto dalle cavalle fino alla dimora della Grande Dea, la taumaturgia di Empedocle riverito come un dio guaritore, il fuoco sapienziale di Eraclito, l’ascetismo di Pitagora, la divinità di Zalmoxis e l’eredità mitologica di Ferecide comunicano per rivelazione.

Epifania e filosofia sono tuttuno, un connubio che trasforma la natura del mito, perché in un mondo animato da presenze sciamaniche e daemon, dove sacro e profano non sono mai separati e gli dèi sono iatromanti danzanti “tra essere e nulla”, qualsiasi ricerca di un arché si svolge sul piano immaginale e si trasforma in un ritorno all’Origine del Tutto. La filosofia non è un prodotto della mente, ma la traduzione nell’arte e nel linguaggio delle visioni mistiche attinte grazie alla facoltà della veggenza. Stefano Riccesi nel suo libro Veggenza ha ripreso il nucleo pulsante di questa vita immaginale, la veggenza consiste nel «lasciarsi incontrare dalle immagini, per essere toccato dall’indicibile attraverso forme molteplici e vive».  

Parte integrante della filosofia e dell’iniziazione affronta inevitabilmente la dinamicità tra l’unità di tutte le cose e la loro individualità. Così per Tonelli la veggenza contraddistingue la chiave di lettura per le parole degli antichi sapienti caratterizzate dal noûs, ossia «sia la funzione intuitiva del singolo che percepisce l’unità di tutte le cose in uno sguardo interiore metaspaziotemporale, sia lo sfondo metafisico unificante le cose stesse». Negli abissi luminosi raccoglie i frammenti dello specchio di Dioniso in cui il dio sciamano si disperde in tutte le cose manifeste. Ricostituiti con spirito apollineo, i frammenti risvegliano all’Uno mistico cantato da Plotino, a cui Davide Susanetti ha dedicato il libro La bellezza, l’anima e l’uno, uscito non a caso assieme al volume di Tonelli. Come per i neoplatonici, la cui iniziazione includeva l’approdo ai dialoghi platonici del Parmenide e del Timeo, da una parte la vertigine dell’Uno e dall’altra la cosmologia assoluta, così Negli abissi luminosi vuole essere uno specchio dionisiaco che si fa prisma della Sapienza attraverso i millenni.

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Europa - 2021
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Alessandro Mazzi

è filosofo, editor e traduttore editoriale. Scrive per diverse testate. Ha pubblicato racconti in TINA. Storie della grande estinzione (Aguaplano, 2020) e sulla rivista Axolotl. Ha tradotto Più brillante del sole (Not, 2021). Si occupa di filosofie orientali, immaginario, studi sul sacro, antropologia, religioni, mitologia e spiritualità.

Pubblicato:
28-06-2021
Ultima modifica:
29-06-2021
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