Il rapporto tra una piccola municipalità finlandese e una delle più grandi miniere europee. Tra disastri e proteste, la strada per uno sviluppo meno traumatico è ancora in salita.
Il nome Sotkamo ha un'etimologia incerta. Può derivare dall'antica parola "Sotka", che indicava un uccello acquatico, ma anche da "Sotku" che in finlandese significa "confusione". Entrambe le derivazioni sono attinenti: ritroviamo l'acqua - Sotkamo si trova letteralmente circondata da fiumi e laghi - e il senso di smarrimento dato da questa immensa pianura che l'inverno si trasforma in una tavola ricoperta di neve.
La terra qui è una taiga di abeti e di pecci senza soluzione di continuità fino al confine con la Russia, e poi oltre. La gente ama fare passeggiate nei boschi, fare sci di fondo, raccogliere i funghi. Le strade sono rettilinee e si perdono nell'orizzonte. Case di legno grige o nere appaiono ogni tanto all'incrocio tra due statali.
La costruzione della miniera iniziò nel 2004 e costò circa 600 milioni di euro. Quattro anni dopo la Talvivaara Mining Company iniziò a lavorare il nichel di Sotkamo. Il ciclo di produzione richiedeva (e tutt'oggi lo richiede) quattro aree distinte: la cava, lo stoccaggio della ganga, quello dei prodotti di scarto e gli impianti di lavorazione. Vista dall'alto la miniera assomiglia a un enorme campo di concentramento, con le parti più impressionanti costituite dalle aree di stoccaggio. Enormi mucchi spianati e neri, come serre affumicate, ognuna grande come quattro campi di calcio. Stagni artificiali in cui galleggiano i liquami oleosi, arancioni e neri. Il contrasto con la terra tutto intorno è violento, sembra terreno ustionato con il napalm. Allargando l'immagine satellitare fino a comprendere quasi l'intera Finlandia, il complesso è ancora visibile: un piccolo punto grigio in un mare di verde.
Una grande fabbrica a ciclo continuo: 50mila tonnellate annue di nichel pianificate, unite dal 2010 alla produzione di uranio che esce in una forma all'apparenza quasi appetibile e per questo chiamata yellowcake. La successiva quotazione in borsa, margini di profitto praticamente illimitati, numeri da capogiro, anche se non positivi come nelle previsioni. Infine, nel 2014, la sopresa che a Sotkamo tutti già conoscevano: la Talvivaara Mining Company dichiarava bancarotta e veniva messa in liquidazione.
Le ragioni di questa bancarotta non furono ricondotte solamente al mercato dei prodotti lavorati e all'abbassamento improvviso del prezzo del nichel in quegli anni, che pure fu la causa principale. Il novembre del 2012, una perdita in uno dei bacini di stoccaggio dei liquami di gesso improvvisamente iniziò a sversare materiali radioattivi e altamente tossici nelle foreste circostanti. Il lavoro tempestivo dei tecnici e successivamente le temperature invernali riuscirono ad arginare temporaneamente l'emorragia. In primavera lo sversamento riprese e durò qualche altra settimana.
Bancarotta e inadempienze si erano rafforzate a vicenda. Le proteste, che già animavano la zona dal 2006, scoppiarono in tutto il paese. La primavera del 2012 vide ad Helsinki una manifestazione per la chiusura degli impianti.
Furono riscontrati gravi illeciti della Talvivaara Mining Company, il primo dei quali fu aver omesso le informazioni riguardati l'estrazione dell'uranio dai documenti richiesti per la Valutazione d'Impatto Ambientale e non aver informato a sufficienza la comunità locale dei rischi ad essa connessi. Ancora oggi i prodotti di scarto della produzione dell'uranio sono raccolti nel bacino di stoccaggio collegato all'incidente.
"Confusione" era diventata a tutti gli effetti l'etimologia più verosimile del nome di Sotkamo, ma questa volta non si alludeva più al mistero della natura, quanto alle pagine più buie della storia della democrazia finlandese. Il processo alla Talvivaara (che nel frattempo aveva preso il nome di Athium) iniziato nel 2012 è stato finora contorto e farraginoso. Qui, in primo grado, sono state stabilite pene per i vertici dell'azienda, tenuta a risarcire oltre 13 milioni di euro e a pagare una multa. I reati contestati non si riferiscono solamente all'episodio dell'incidente, ma riguardano con vari capi d'accusa tutto il periodo di attività della compagnia. Il processo in appello è iniziato nel 2017 ed è ancora in corso.
Un'area di diverse centinaia di chilometri quadrati è stata coinvolta più o meno direttamente dal disastro di Sotkamo. Si stima che la fuoriuscita dei liquami del novembre 2012 abbia riguardato 1 milione di metri cubi di liquido contaminato. In diverse occasioni, le autorità competenti hanno dichiarato che la radioattività in circolazione non sarebbe pericolosa per gli esseri umani, ma parte delle acque tossiche si sono riversate nel sistema interconnesso di fiumi e laghi circostanti e non è escluso che abbiano raggiunto le riserve di acqua potabile. Oltre a ciò, bisogna aggiungere gli effetti dell'attività di estrazione dell'uranio per tutti gli anni di attività della miniera, senza che questa fosse stata sufficientemente monitorata.
Nel 2015, nel pieno del processo, e tra le accese proteste di attivisti e ambientalisti, il Consiglio di Stato finlandese ha ceduto i diritti di estrazione a una nuova compagnia controllata dallo stato, la Terrafame. La nuova compagnia ha riconfermato la linea di produzione dell'uranio associata all'estrazione del nichel.
Questa produzione permette alla Finlandia di essere il primo produttore europeo di uranio, mentre nella quasi totalità del continente le miniere di questo materiale sono state messe al bando.
Ciò nonostante, il paesaggio di Sotkamo resta apparentemente incontaminato. Nei villaggi intorno alla miniera si continuano a produrre ortaggi, soprattutto patate. Paradossalmente, proprio qui dove i probabili effetti dell'attività mineraria sono più imponenti tutto sembra rimasto come prima del disastro.