Gli Nft sono più di una moda passeggera e potrebbero cambiare radicalmente il mercato del futuro. Ecco i nuovi modelli di business che vanno oltre l’arte e il collezionismo.
La rivoluzione del mercato passa dagli Nft. O almeno, finora, sono il fattore più probabile per un cambiamento che superi gli schemi tradizionali. Hanno fatto tanto rumore nel mondo dell’arte, silenziosamente, ora, si spostano altrove. Incastrarli nel panorama delle bolle speculative sulla scia di Game stop o dogecoin è riduttivo: dietro alla logica degli Nft c’è di più. É vero, a maggio si acquistavano e vendevano circa 85.787 Nft per un valore di di 5,8 milioni di dollari al giorno, stando ai dati della società di monitoraggio delle applicazioni DappRadar. Poi c’è stata una flessione, ma per Daniel Roberts, caporedattore di Decrypt, questo non vuol dire che gli Nft siano morti. Si tratterebbe di una contrazione naturale per un’industria in piena espansione. Guardando al futuro, gli Nft potrebbero trovare nuovi spazi di applicazione meno effimeri e più pratici.
I Non Fungible Token sono gettoni, versioni tokenizzate di asset che vengono scambiati su una blockchain. In altre parole, si tratta di un certificato di autenticità digitale. Chi compra un Nft compra il diritto a dire che un determinato oggetto, reale o digitale, è di sua proprietà. La tecnologia blockchain è la condizione di esistenza degli Nft, simile a un database pubblico, ma decentralizzato e immutabile. Un libro mastro organizzato in blocchi con transazioni che non possono essere annullate senza smantellare l’intera rete. O come rompere le uova nell’impasto per la torta: non puoi più toglierle.
È proprio grazie alle queste caratteristiche di unicità e insostituibilità, che intorno al sistema dei nft si potrebbero creare nuove opportunità di business e modi creativi per ripensare il concetto di proprietà.
Tutto inizia nel 2017 con i CryptoKitties, gatti virtuali in edizione limitata acquistabili attraverso gli Nft, alcuni per un valore di 150mila dollari. Poi, qualche mese fa, l’opera digitale di Beeple “Everydays: The First 500 Days” viene battuta all’asta per 69,3 milioni di dollari. Un terremoto, e tutti salgono sul carro degli Nft: la Juventus, con la versione 3D della maglia Home 2021/2022, Tim Berners-Lee, co-inventore del World Wide Web, che mette in vendita il codice sorgente del 1989, persino Leonardo Da Vinci. La casa d’aste Christie’s presenterà infatti una riproduzione digitale e tridimensionale del suo disegno “Testa d’orso” in occasione della Classic Week 2021.
Tutto ruota intorno al concetto di proprietà. Non si tratta solo di una nuova forma di transazione, ma di una rivoluzione dello scambio tra venditore e acquirente, domanda e offerta. Gli Nft hanno l’attraente capacità di creare, seppur in modo artificiale, scarsità. Da qui le cifre esorbitanti che contraddistinguono questa tendenza. Nell’era della riproducibilità tecnica gli Nft sanno generare, di nuovo esclusività: non stupisce quindi che il primo terreno dove attecchiscono sia quello del collezionismo. Ma potrebbero andare oltre.
La capacità di ripensare il concetto di proprietà rende gli Nft applicabili anche in ambiti rimasti per ora inesplorati. Nel mondo degli affari, per esempio, la tecnologia blockchain permetterebbe transazioni più rapide ed efficienti. Non solo, i contratti intelligenti potrebbero prendere il posto di avvocati e conti di deposito a garanzia, andando a eliminare quelle figure professionali che sono gli strati intermediari per stabilire la fiducia nelle transazioni e nei contratti. A livello economico, uno dei punti di forza del mercato tech è proprio la trasparenza.
È impossibile negoziare un Nft senza passare dal libro mastro, la blockchain, dove le informazioni non possono essere modificate. Mercati come quello immobiliare, dei veicoli, o della proprietà della terra potrebbero trarre grandi vantaggi dagli Nft. Come riportato sul World Bank Blog, solo il 30% della popolazione mondiale ha legalmente registrato i diritti sulla propria terra e sulle proprie case. Senza sistemi di proprietà fondiaria che funzionano le economie non hanno le basi per innescare una crescita sostenibile. La sicurezza dei diritti di proprietà è fondamentale per lo sviluppo del settore privato e di conseguenza posti di lavoro. Rappresenta inoltre un pilastro importante per il mercato agricolo. In assenza di diritti definiti è più difficile accedere a finanziamenti e crediti, il rischio quindi è di disincentivare investimenti e rallentare lo sviluppo di un mercato sostenibile.
Come afferma Doug Schwenk, presidente di Digital Asset Research, gli Nft sono una tecnologia immatura. E di questo bisogna tenerne conto. In primo luogo ci sono problemi di sicurezza. La blockchain è solida, ma le applicazioni che orbitano attorno ad essa, siti web o contratti intelligenti, non lo sono altrettanto. Gli Nft vengono acquistati sulle piattaforme, elementi volubili, come nascono, spariscono. Cosa potrebbe succedere se la piattaforma dove l’Nft è stato venduto viene chiusa? Perde il valore pagato? È inoltre una tecnologia progettata per prevenire la contraffazione, non il furto. Se un Nft viene rubato e in seguito rivenduto, la blockchain registrerà in modo irreversibile il passaggio di proprietà. Anche sul terreno legale non mancano fragilità.
Come sottolinea l’avvocato Catlan McCurdy, in un articolo di Forbes, potrebbe esserci un potenziale conflitto tra un contratto preesistente sulla carta e un Nft. Per esempio uno degli ambiti di applicazione è nella legge sulla proprietà intellettuale (IP), che regola marchi e brevetti, in tal caso la coesistenza di un precedente contratto in contrasto potrebbe creare controversie legali. Un’altra incognita sono le regole, come nel caso di quegli investimenti accessibili unicamente a investitori accreditati. Un contratto intelligente faticherebbe ad avere accesso a quei dati che dimostrano se l’investitore in questione è accreditato o meno, e quindi autorizzato a svolgere la transazione. Non trascurabile infine la questione ambientale: il costo energetico della tecnologia blockchain. Il sistema Crypto comporta inoltre uno sfruttamento massiccio delle risorse minerarie. L’artista Memo Atken, che da tempo sperimenta tecnologie applicabili all’arte, ha stimato che il "peso" di anidride carbonica di un singolo Nft è di 211 kg di Co2, pari a un viaggio aereo di due ore.
Orizzonti innovativi e innumerevoli prospettive che non sono ancora state affrontate in modo adeguato: la storia del progresso la conosciamo già. Gli Nft, ora, stanno cercando un loro spazio all’interno del Far West digitale, sarà necessario creare un sistema di regole che permettano ai benefici tecnologici di non essere sopraffatti dalle implicazioni legali. Superando l’effimero mondo dell’arte gli Nft potrebbero diventare un mezzo per spingersi verso un’economia più decentralizzata e diretta. Un’economia che ancora dev’essere ancora immaginata.